13 maggio 1917, Cova da Iria, è una località nella freguesia di Fátima, nel comune di Ourém. Siamo a Fatima. Tre bambini, Lucia dos Santos di 10 anni e i suoi cugini Francisco e Jacinta Marto, fratelli di 9 e 7 anni, mentre accudiscono un piccolo gregge, stanno giocando. Si trovano in un terreno di proprietà del padre di Lucia. Verso mezzogiorno, dopo aver recitato come d’abitudine il Rosario, vedono due fenomeni luminosi, come due lampi, e poi una misteriosa “Signora” splendente con un Rosario in mano. È la prima di sei apparizioni che i tre piccoli pastori avranno fino ad ottobre. Le apparizioni saranno sempre il giorno 13. Solo agosto non vedrà l’apparizione della Signora, poiché i bambini saranno letteralmente “sequestrati” dal sindaco della città, pensando di avere davanti tre impostori. Solo il 13 ottobre 1930, si arriverà alla dichiarazione che “le visioni sono degne di fede”, da parte del vescovo di Leiria. E’ l’autorizzazione ufficiale del culto alla Madonna di Fatima.
Ma chi erano i tre “pastorelli” a cui è apparsa la “Madonna di Fatima”? Come vivevano?
Francesco dos Santos Marto nacque l’11 giugno 1908 ad Aljustrel, località della Sierra. I genitori, Manuel Pedro Marto e Olimpia di Gesù, erano contadini. Olimpia, rimasta vedova, si sposò con Manuel Marto ed ebbe cinque figli. Francesco è il penultimo, e Giacinta l’ultima. Francesco e Giacinta erano cugini di Lucia perché la mamma Olimpia era sorella del papà di Lucia, Antonio dos Santos. In famiglia si pregava molto.
A mezzogiorno, quando suonava la campana della chiesa di Fatima, interrompevano il lavoro per recitare l’Ave Maria. E’ stata la mamma che ha trasmesso la fede e la devozione ai figli. La domenica a messa, la recita del Rosario quotidiano. Francesco, era un anno e nove mesi più vecchio di Giacinta, alla quale era molto affezionato. Come del resto a Lucia, che era la vera animatrice del gruppo. Le due fanciulle giocavano molto, mentre Francesco amava il silenzio. Amava suonare il flauto, Francesco ed era amante della natura.
Forse il nome era stato proprio presagio della sua vita. Se ne stava un po’ in disparte, molte volte, anche quando le cuginette – per divertirsi, ed è la stessa Lucia (poi divenuta la famosa “Suor Lucia”) a raccontarlo – facevano un gioco particolare: gridavano ad alta voce, dall’alto dei monti, seduti sulla roccia, per sentire l’effetto della eco. Tra i nomi che i tre amavano pronunciare ad alta voce quello della Madonna era il più frequente. Francesco aveva nove nel 1917, l’anno delle apparizioni. Un anno dopo, cadde ammalato e morì nell’aprile del 1919. Ricevette la prima comunione il 3 aprile del 1919, quando era ammalato di una brutta broncopolmonite, devastante per tutta l’Europa.
Jacinta de Jesus Marto (Aljustrel, 11 marzo 1910 – Lisbona, 20 febbraio 1920). Molte volte era Jacinta a iniziare a recitare l’Ave Maria, facendo ben attenzione a far ottenere l’eco a tutte le parole. Suor Lucia racconta che all’epoca Jacinta era una bambina come tante altre. Le piaceva giocare e ballare, amava molto la poesia, ma era anche un po’ permalosa. Il suo temperamento forte e volitivo, la rendeva la più “forte” del gruppo.
Giacinta aveva tratti graziosi: il corpo ben proporzionato, il volto rotondo, occhi castani, vivi, pure castani i capelli, quasi dorati, ben pettinati da mamma Olimpia, la bocca piccola con labbra fini. Dopo il pascolo, la sera, Francisco e Jacinta andavano nell’aia della famiglia di Lucia per giocare e, insieme, aspettavano che la Madonna e gli Angeli accendessero le loro “lucerne”, così definivano la luna e le stelle. Jacinta, dal carattere vivace, dopo le apparizioni del 1917, trovò mitezza. Infatti la piccola pastorella da quel momento in poi, si dedicò completamente alla preghiera.
Una vita immersa nella preghiera. Una vita, comunque, breve visto che anche lei – come il piccolo Francesco – cadrà vittima dell’esplosione europea della broncopolmonite, il cosiddetto “virus della spagnola” che fece più vittime della stessa prima guerra mondiale.
Lúcia de Jesus Rosa dos Santos (meglio nota come Suor Lucia di Fátima o Suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato) Nata a Aljustrel, Fatima, il 22 marzo 1907. Lucia era figlia di António dos Santos e Maria Rosa. Lucia era l’ultima di sei sorelle e un fratello. La famiglia da cui proveniva, era molto povera: l’unica fonte di ricchezza era il gregge. La famiglia dos Santos si trasferì molto presto nella vicina Fatima, dove alcuni loro parenti si dedicavano alla pastorizia. Lucia mostrò subito grande attenzione e cura per la casa.
La famiglia era semplice, profondamente radicata nei valori cristiani, ricca di umanità e aperta alle necessità del prossimo. Maria Rosa era la catechista della parrocchia. Sapeva leggere, come pochissime donne in quel tempo, e, appassionata della Bibbia. Lucia ricevette la prima comunione il 30 maggio del 1913, solennità del Sacro Cuore di Gesù, nella chiesa parrocchiale di Fatima.
Molto spesso era la piccola Lucia a badare al gregge. Riferì di aver avuto, proprio in una di quelle occasioni, le prime apparizioni, note come apparizioni dell’angelo (anni 1915-1916), quindi precedenti a quelle della Signora. Il famoso angelo fu poi identificato come “angelo della pace, protettore del Portogallo.
Dopo le apparizione della Madonna di Fatima, la sua vita non poteva non cambiare. A sedici anni fu ammessa alle “Figlie di Maria”, e decise di consacrarsi a Dio con il voto di castità perpetua ma, sempre vivo in lei, era il desiderio di farsi carmelitana. Lucia aveva addirittura deciso di recarsi a Roma per assistere alla canonizzazione di Santa Teresa del Bambino Gesù, carmelitana. All’ultimo momento, il vescovo proibì tale viaggio, perché dal passaporto si sarebbe svelata la sua vera identità. La “fama” della pastorella si era ormai sparsa in tutto il Mondo. Solo nel 1948 riuscì ad entrare nell’Ordine tanto amato, quello del Carmelo. Nella sua vita incontrò, a Fatima, Paolo VI.
Era il 13 maggio del 1967. L’11 luglio del 1977 al Carmelo di Coimbra, incontrerà l’allora cardinal Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I. Giovanni Paolo II la incontrò a Fatima nel 1982, nel 1991 e nel 2000 in occasione della beatificazione di Francesco e Giacinta. Il cardinal Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della fede, futuro papa Benedetto XVI, la visitò nel Carmelo di Coimbra nell’ottobre del 1996.
In questo stesso monastero, morirà nel 2005. Il suo corpo fu sepolto nel chiostro del Carmelo di Coimbra. Il 19 febbraio del 2006, un anno dopo la morte, il suo corpo fu deposto nella cappella a sinistra, guardando l’altare, della basilica di Nostra Signora del Rosario, accanto alla cugina Giacinta.

Fatima si manifesta come un’irruzione della luce di Dio nelle ombre della Storia umana. All’alba del XX secolo, nell’aridità della Cova da Iria, ha echeggiato la promessa della misericordia, ricordando ad un mondo trincerato in conflitti ed ansioso di una parola di speranza, la buona novella del Vangelo, la buona notizia di un incontro promesso nella speranza, come grazia e misericordia.
«Non abbiate paura. Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me.»
E’ con un’invito alla fiducia che si inaugura l’avvenimento di Fatima. Precursore della presenza della luce di Dio che dissipa la paura, l’Angelo si annuncia per tre volte ai veggenti nel 1916, con una chiamata all’adorazione, atteggiamento fondamentale che li deve predisporre ad accogliere i disegni di misericordia dell’Altissimo. E’ questa convocazione al silenzio, abitato dalla presenza traboccante del Dio Vivo, che si vede rispecchiata nella preghiera che l’Angelo insegna ai tre bambini: Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo. Prostrati a terra in adorazione, i piccoli pastori comprendono che lì si inaugura una vita rinnovata. Dall’umiltà della prostrazione di tutta la loro esistenza in adorazione, sarebbe scaturito il dono fiducioso della fede di chi si fa discepolo, la speranza di chi si sa accompagnato nell’intimità dell’amicizia con Dio e l’amore come risposta all’amore inaugurale di Dio, che porta frutti nel prendersi cura degli altri, soprattutto di coloro che sono messi ai margini dell’amore, di coloro che «non credono, non adorano, non sperano e non amano». Quando ricevono l’Eucaristia dall’Angelo, i pastorelli vedono confermata la loro vocazione ad una vita eucaristica, ad una vita fatta dono a Dio per gli altri. Accogliendo, nell’adorazione, la grazia dell’amicizia con Dio, sono coinvolti, attraverso il sacrificio eucaristico, con l’offerta totale della loro vita.
«Volete offrirvi a Dio?»
Nel maggio del 1917, la Signora piena di grazia si annuncia riversando la luce di Dio, nella quale i veggenti si vedono «più chiaramente di come ci vediamo nel migliore degli specchi». Nell’esperienza mistagogica della luce emanata dalle mani della Signora, i piccoli pastori sono riempiti da una presenza che si imprime indelebilmente nel loro intimo e li consacra testimoni profetici della misericordia di Dio che, fino al termine della storia, illumina la trama del dramma umano. Il segreto che a Fatima viene offerto è precisamente rivelazione del mistero umano alla luce di Dio. Nelle immagini che si susseguono allo sguardo di Giacinta, Francesco e Lucia, si offre la sintesi del difficile dramma della libertà umana. La visione dell’inferno è memoriale della storia che si apre su altri orizzonti, più definitivi dell’immediato, e di Dio che desidera tanto questo incontro escatologico, in cui la persona è recuperata per l’amore, quanto stima la libertà della persona stessa. Così, anche la visione della Chiesa martire – che, guidata dal vescovo vestito di bianco, attraversa le rovine della grande città, portando la sua sofferenza e la sua preghiera, per prostrarsi infine davanti alla Croce – evoca una storia umana soffocata nelle rovine dei suoi conflitti e dei suoi egoismi, ed una Chiesa che porta queste rovine, quale via crucis, per offrirsi infine a Dio in dono totale, davanti alla Croce, simbolo del dono totale dello stesso Dio. Questa Chiesa è seme di un altro modo di vivere pieno di grazia, a immagine del Cuore Immacolato di Maria. Il cuore di chi si consacra a Dio, per la Sua misericordia, è immacolato e per la Chiesa, unto nella missione. Il segreto che a Fatima viene offerto è rivelazione della speranza certa che, alla fine, questo Cuore Immacolato pieno di grazia trionferà.
Il modo d’essere credente del Cuore Immacolato è l’offerta di sè come preghiera e come sacrificio.
La Signora del Rosario invita insistentemente i veggenti alla preghiera, a questo luogo di incontro in cui si radicherà la loro intimità con Dio. I tratti concreti della preghiera chiesta a Fatima sono quelli del rosario, ricordato dalla Signora in ciascuna delle sei apparizioni, sotto il segno dell’ urgenza. In questa pedagogia umile della fede orante, il credente è chiamato ad accogliere i misteri del dono supremo di Cristo nel suo cuore e a lasciarsi interpellare dal Suo amore che redime le ferite della libertà umana. Che il rosario sia indicato come cammino per la pace è segno che l’accoglienza del Verbo riempie di grazia il cuore umano, prigioniero dell’egoismo e della violenza, e pacifica la storia con il coraggio degli umili. L’intimità con Dio trasforma la vita in sacrificio per i fratelli, specialmente quelli su cui ricade lo sguardo misericordioso di Dio. Il dono di sé, ecco cosa significa il sacrificio. Amato come figlio, il cuore umano si rinnova a immagine del Padre e assume tutto il Suo ardore per l’umanità. Di fronte ai drammi del mondo, la libertà, centrata in Dio, si coinvolge nei Suoi disegni di misericordia che abbracciano ogni donna, ogni uomo, nella missione del Figlio di riconciliare e di riunire tutti in un solo gregge (Gv 10,16). Nella difficile grammatica del sacrificio, la vita è coraggiosamente assunta nella sua verità e la libertà è smussata attraverso il dono di sé.
In tal modo, nella trasparenza di questo dono di sé agli altri, fluisce l’invito alla consolazione del Dio di ogni consolazione (2 Cor 1,3). Nello sconcerto di questo invito si manifesta la vera amicizia con Dio. Lo sguardo nell’intimo di Dio fa scoprire la Sua tristezza, di fronte ai vuoti d’amore dei drammi della storia e delle libertà umane, e si lascia commuovere, in modo da desiderare subito di consolare lo stesso Dio. Nell’ultimo incontro con la Signora del Rosario, in ottobre, la speranza nella promessa del trionfo del Cuore pieno di grazia è sigillata con la benedizione di Cristo.
«Grazia e Misericordia.»
L’avvenimento di Fatima fuoriesce dai confini della Cova da Iria. La parola conclusiva di questo evento è offerta a Pontevedra e Tuy alla veggente Lucia, tra il 1925 e il 1929. Il Cuore Immacolato di Maria, che già si era offerto come «rifugio e cammino che conduce a Dio», si dà, ancora una volta, come grembo materno disposto ad accogliere i drammi della storia degli uomini e degli uomini della storia che ad esso si consacrano e per affidarli al Cuore misericordioso di Dio. Il Cuore dell’Immacolata raffigura la vocazione di ciascuna donna, di ciascun uomo, da sempre sognati per la grazia. La consacrazione a questo Cuore pieno di grazia afferma la certezza che la vocazione dell’uomo è la vita piena in Dio. A questo orizzonte si dirige anche il nucleo della richiesta della comunione riparatrice nei primi sabati. Questi sabath, giornate consacrate all’incontro con Dio, sono immagine di una vita consacrata tutta a Lui. Alla fine, tutto è «Grazia e Misericordia». Il mistero della comunione trinitaria, luce che attraversa l’intero avvenimento di Fatima, rivela sé, ancora una volta, per ricordare che il Cuore compassionevole di Dio si fa dono. Il fatto che la testimonianza fragile di tre bambini di un remoto villaggio della Serra d’Aire promuova, fino ai confini della terra, l’incontro con questa luce del Cuore misericordioso di Dio, è appena segno, confermato anche alla Cova da Iria, che la storia definitiva si costruisce con la forza di Dio che opera nella disponibilità degli umili.
PEREGRINATIO RELIQUIE PASTORELLI DI FATIMA
𝐀𝐑𝐑𝐈𝐕𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋𝐄 𝐑𝐄𝐋𝐈𝐐𝐔𝐈𝐄 𝐃𝐄𝐈 𝐏𝐀𝐒𝐓𝐎𝐑𝐄𝐋𝐋𝐈 𝐃𝐈 𝐅𝐀𝐓𝐈𝐌𝐀
𝐧𝐞𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐥𝐢𝐭𝐮𝐫𝐠𝐢𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐒𝐒. 𝐆𝐢𝐚𝐜𝐢𝐧𝐭𝐚 𝐞 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐞𝐬𝐜𝐨
Giovedì 20
Ore 18:15 Accoglienza delle RELIQUIE DEI PASTORELLI e Santo Rosario
Ore 19:00 Celebrazione eucaristica e preghiera ai Pastorelli di Fatima
Ore 20:00 Adorazione eucaristica animata dall’Ofs.
Venerdì 21
Ore 18:20 Santo Rosario
Ore 19:00 Celebrazione eucaristica e fiaccolata con canto delle litanie.
Al termine preghiera ai Pastorelli.
Sabato 22
Ore 18:20 Santo Rosario e preghiera ai pastorelli di Fatima.
Ore 19:00 Celebrazione eucaristica e fiaccolata con le reliquie dei pastorelli.
Al termine affidamento a Nostra Signora di Fatima.